Mihajlovic: “Io insultato da un poliziotto, è una vergogna: vi racconto com’è andata davvero”

Nessun tifoso della Lazio coinvolto, bensì un poliziotto.

A farlo presente è Sinisa Mihajlovic in persona, che a La Gazzetta dello Sport spiega: “Ma quali tifosi della Lazio? Io sono stato insultato da un poliziotto! È già una vergogna sentirsi urlare zingaro di m… durante le partite allo stadio dai tifosi avversari. E non sento mai uno speaker invitarli a smetterla. Ma non accetto che a dirmelo sia un poliziotto, uno in divisa, chiamato a far rispettare l’ordine, non ad aggredire e insultare. E quando mercoledì è successo, ho reagito. Invecchiando sono diventato più riflessivo, ma anche più sensibile. E sono stanco di questi atteggiamenti e di sentirmi insultare. Ci vuole un po’ di rispetto. E quando manca, allora sento tornare in me il ragazzo istintivo di un tempo e allora affronto chiunque faccia a faccia…”.

Mihajlovic continua: “In serata quando ero già dentro lo stadio alcuni amici mi hanno detto che girava un video con una ricostruzione sbagliata. Allora dico io com’è andata veramente. Ero in macchina con il mio ds Bigon e l’avvocato del Bologna Bergamini. Ci hanno fermato dopo Ponte Milvio, perché c’erano stati degli incidenti. Ho mostrato al poliziotto il pass e chiesto come avrei potuto raggiungere il parcheggio dello stadio. Era con il casco, il manganello. Mi ha urlato in malo modo che non si passava e di andarmene. Gli ho detto che non c’era bisogno di urlare e lui mi ha detto testualmente ‘Non rompere il c…, t’ho detto di andartene, sbrigati, vaffanculo’. Gli ho risposto. E mentre ci allontanavamo in macchina ho sentito ‘zingaro di m…’. A quel punto non ci ho visto più, sono sceso e lui è corso via verso i suoi colleghi che mi hanno bloccato. Ho detto che mi aveva detto zingaro, ma mi hanno spinto e invitato anche loro a lasciar perdere e andarmene. Sono arrivati dei tifosi della Lazio a difendermi, ho capito che poteva succedere casino con la polizia e allora gli ho detto di stare calmi, che era colpa mia e di allontanarsi. Ora vi chiedo: è normale? No, non lo è”.

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